Bilancio del corso sulla responsabilità in sanità

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Lanusei 23 giugno 2016 - La responsabilità in sanità è stata al centro di un corso promosso, il 21 giugno, dalla Asl di Lanusei. L’evento ha coinvolto 124 partecipanti (prevalentemente personale sanitario e, in parte, amministrativo) e riscosso l’interesse dei presenti sia alla luce delle numerose problematiche che ruotano intorno a questo tema, sia per l’alto profilo dei relatori che lo hanno analizzato da diverse prospettive. Oltre al Commissario della Asl, Federico Argiolas, sono infatti intervenuti Danilo Tronci, Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, Salvatore Casula, avvocato esperto nella materia, Ernesto D’Aloja, Professore ordinario e Direttore del Dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Cagliari, Pierpaolo Pateri, direttore del Servizio per le professioni sanitarie della Asl di Sanluri e presidente del Collegio Ipasvi di Cagliari, e Salvatore Porcu, presidente sardo di Cittadinanzattiva – Tribunale diritti del malato.

Il personale sanitario riveste quella che viene definita una “posizione di garanzia”, in quanto ha l’obbligo, di salvaguardare la salute dei pazienti, ha spiegato il magistrato Tronci, evidenziando la delicatezza di un ambito in cui scegliere di non agire ha spesso conseguenze ben più gravi dell’errore che consegue al fare, soprattutto quando si cerca di fare con perizia, prudenza e diligenza, documentando accuratamente il percorso seguito. Ad esempio, rifiutarsi di prestare cura ed assistenza ad un paziente presupponendo che potrebbe succedere qualcosa ad altri pazienti che - in quel momento- non si trovano nello stesso stato di urgenza, non è accettabile.
Per migliorare la gestione del contenzioso in sanità potrebbe essere utile ispirarsi a modelli come quello scandinavo, in cui una valutazione “arbitrale” extragiudiziale e superpartes dell’evento avverso evita spesso l’arrivo in tribunale.

L’avvocato Casula, ha poi approfondito il decreto “Balduzzi” del 2012 che, da un lato, introduce un positivo riferimento ai “professionisti della sanità”, e quindi a tutto il personale coinvolto nell’assistenza e nella cura, dall’altro lato, sottolinea l’importanza di agire riferendosi a buone pratiche già definite ed alle cosiddette “linee guida” formulate dalle società scientifiche. Alcune ulteriori evoluzioni sono in corso nella proposta della cosiddetta Legge “Gelli”, che ha passato il vaglio della Camera ed è attualmente all’esame della commissione competente in Senato. La tendenza a intraprendere processi penali attraverso la presentazione di un esposto (che non ha costi), piuttosto che processi civili, complica ulteriormente le cose – ha chiarito ancora l’avvocato. Per questo uno degli obiettivi che le nuove normative, pur tra molte contraddizioni, si prefiggono di raggiungere è proprio quello di superare la cosiddetta “sanità difensiva”: la erogazione di prestazioni e servizi non con lo scopo principale di risolvere un quesito diagnostico o di migliorare la salute del cittadino, ma con la preoccupazione di difendersi da eventuali conseguenze legali.
Il concetto di responsabilità dal punto di vista del personale infermieristico è stato analizzato da Pateri (IPASVI) che ha proposto un excursus sull’evoluzione delle normative che definiscono la professione. La raggiunta autonomia del percorso di assistenza al paziente (separazione del “care”, assistere, dal “cure” curare) rende inderogabili aspetti di responsabilità che oramai da decenni prescindono dal “mansionario”, che nessuno – auspica Pateri - rimpiange più.

Porcu (Cittadinanzattiva) ha invece illustrato il punto di vista del cittadino indicando quali strumenti ha a disposizione per la propria tutela, invitando gli stessi cittadini alla promozione del dialogo, senza però risparmiare critiche al sistema sanitario, che ha l’obbligo di rendere conto, di farsi misurare. In particolare va messa sotto controllo la libera professione dei medici, le liste di attesa e l’equo accesso alle cure, come i farmaci per l’epatite C.
Il commissario ASL, Argiolas, ha posto l’attenzione sulle vittime dell’errore sanitario: il paziente, il professionista e l’organizzazione. Sottolineando poi che il rischio “zero” non esiste, bisogna darsi delle priorità per ridurlo, come evitare le infezioni lavandosi le mani. Infine ha messo in guardia dai rischi della sanità difensiva, che paralizza il miglioramento e la maggiore appropriatezza, sia in ambito clinico che organizzativo.

In questo contesto – ha evidenziato D’Aloja, medico legale – è però fondamentale proprio il ruolo dei professionisti sanitari, mai neutri nei confronti dei pazienti, e impegnati ogni giorno nell’effettiva applicazione di linee guida e buone pratiche. “Responsabilità” e “condivisione” sono le parole chiave che dovrebbero guidare il lavoro multidisciplinare tipico dell’ambito sanitario per mantenere in condizioni di accettabilità i rischi insiti nella pratica clinica. Tra le strategie di tutela indicate, quella di parlare chiaramente e approfonditamente con il paziente e documentare con precisione tutto quello che si fa, anche al fine di avere una valutazione tracciabile del proprio operato. Peraltro, il reato di falsificazione degli atti pubblici è, in genere, assai più severamente punito di un eventuale danno al paziente, quando si dimostra che questo è comunque avvenuto sulla base di scelte effettuate in scienza e coscienza e ben documentate in cartella clinica. Tutti gli attori presenti (cittadino, medico, infermiere, avvocato, magistrato) hanno un loro punto di vista sulla responsabilità in sanità, solo dall’integrazione -non sempre facile- delle varie esigenze è possibile identificare un percorso di miglioramento sostenibile.

Il corso si è concluso con un confronto-dibattito tra i partecipanti che hanno posto all’attenzione degli esperti dei casi concreti e delicati con particolare riferimento alle problematiche che si verificano nelle situazioni di emergenza-urgenza e nel trasporto del paziente. E’ stato peraltro approfondito il principio dell’affidamento e della delega attraverso cui, in un team di professionisti, ciascuno –nel rispetto dei ruoli e delle procedure- integra attività e competenze per il buon esito delle cure.


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